Il 29enne tennista di Biella, ultimo italiano superstite al Foro Italico, ha raccontato il suo percorso: parole per cuori forti
Il pubblico di Roma, che nella fase di prevendita dei biglietti per gli Internazionali d’Italia aveva fatto incetta di tagliandi nella speranza di veder trionfare Jannik Sinner – accreditato di riportare il titolo nella Penisola a 48 anni di distanza dall’ultima volta – non si sarebbe mai aspettato di emozionarsi per le imprese di un 29enne di Biella che sta stupendo tutti.
Fresco di best ranking in carriera (ha raggiunto la 125esima posizione lo scorso 15 aprile) Stefano Napolitano era balzato agli onori della cronaca per esser stato designato come l’avversario di Matteo Berrettini nel match di esordio che il 28enne romano avrebbe dovuto disputare al Foro Italico. Nulla da fare. L’anticipato forfait del finalista a Wimbledon 2021 ha impedito il curioso derby, regalando al piemontese l’incontro con l’americano Wolff, poi regolato in due set.
Nel turno successivo, ecco un altro forfait a spianare (teoricamente, perché Napolitano non ha passato alcuno step senza giocare) all’ex enfant prodige del tennis italiano: Ugo Humbert si ritira, e allora sotto col cinese Juncheng in trentaduesimi di finale. Dopo aver perso il primo set al tie-break, il biellese si è scatenato, travolgendo il rivale 6-1 6-0 nei due successivi parziali.
Complice la pur onorevole sconfitta di Luciano Darderi contro Sascha Zverev nel match serale della domenica, Napolitano si è trovato ad essere l’ultimo italiano rimasto nel main draw a Roma. Nella conferenza stampa seguita al suo ultimo successo, il superstite della spedizione azzurra ha voluto raccontare la sua storia. Un esempio che, su argomenti diversi, non ha nulla da invidiare a ciò che rappresenta il modello-Sinner.
“Giocare su un campo del genere comporta un certo tipo di emozioni che impari a gestire solo quando ti ci ritrovi dentro. Meglio tardi che mai è un discorso che non mi fa impazzire in realtà, perché pensiamo sempre di dover rispettare certe scadenze e regole. Se un ragazzo ha 23 anni e non è tra i top 100, non è forte. Ho avuto tante difficoltà in passato e ho sbagliato alcune scelte, poi ho cercato di prendere decisioni migliori”, ha esordito il tennista.
“Il mio percorso mi ha portato qui adesso. Ho 29 anni e se avessi dovuto rispettare regole e scadenze, avrei smesso qualche anno fa. Ho pensato di smettere? Ci sono delle cose materiali da affrontare. Se hai dolore e non hai la possibilità di competere ad alto livello, bisogna porsi delle domande.È importante giocarsi le proprie carte al meglio: io ho cercato di ottenere il massimo con quello che avevo a disposizione. Vorrei dare anche un messaggio di speranza ai ragazzi che non sono fenomeni a 18 anni: ognuno fa il suo percorso. Ci sono delle pressioni e, quando sei giovane, ti aiutano solo se prendi le scelte giuste. Alla fine quello che conta è il lavoro”, ha sentenziato saggiamente Napoltano.
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